Il successo non è la fama, ma «poter vivere tutta la vita del mestiere che ami: non c’è un lavoro più dignitoso di altri, dal fioraio alla rockstar». Questo il messaggio che Jacopo Sarno, riprendendo le parole di uno dei suoi maestri, Saverio Marconi, ha lanciato oggi agli studenti del liceo dello Spettacolo, che ha incontrato al Palayamamay insieme ai loro compagni del biennio dell'indirizzo sportivo e delle scuole di moda e grafica.
Attore, cantante, doppiatore, il giovane artista milanese, 20 anni, molto noto come volto di Disney Channel e per aver interpretato a teatro il protagonista di “High School Musical”, è l’esempio di chi è riuscito a trasformare in una professione quello che sin da piccolo era per lui un gioco. «La prima volta che mi sono trovato davanti a una telecamera ho iniziato a ridere», ha infatti raccontato Jacopo, che da bambino, mentre frequentava anche la scuola di musica sotto casa, aveva iniziato per caso a partecipare ad alcuni spot pubblicitari con gli amici di mamma: «Mi divertivo a fare i provini: a volte andavano bene, altre no, ma per me era un gioco».
A 6 anni è stata poi la volta del cortometraggio “Il soffitto”, per il quale è stato premiato come miglior interprete al festival del cinema di Messina, e delle sit-com, che «mi hanno insegnato molto». E gli hanno svelato che il «segreto per poter recitare è trovare dentro di sé quella chiave che fa scaturire le emozioni».
Arriva, però, un’età in cui il gioco si fa serio, perché «intorno agli 11 anni, quando non hai più la voce di prima e sei cambiato anche fisicamente, ti rendi conto che per fare il lavoro che sogni devi studiare». Jacopo ha così iniziato a frequentare vari corsi di recitazione, dizione e musical.
Se il suo inizio artistico è stato dunque all’insegna della recitazione, visto che ha «sempre sognato di fare l’attore», Sarno non ha mai mancato di coltivare la passione per la musica, che «è sempre stato un gioco: per me scrivere canzoni è un po’ come scrivere un diario, è una necessità, perché è il mio modo di esprimermi». In altre parole, è la vita di Jacopo, che lo scorso anno ha pubblicato il suo primo album, “1989”: «Non so se ne uscirà un secondo, ma sicuramente non smetterò di scrivere canzoni: piuttosto le faccio ascoltare alla nonna, alla quale piace sempre sentirmi cantare».
Attore, cantante, doppiatore, il giovane artista milanese, 20 anni, molto noto come volto di Disney Channel e per aver interpretato a teatro il protagonista di “High School Musical”, è l’esempio di chi è riuscito a trasformare in una professione quello che sin da piccolo era per lui un gioco. «La prima volta che mi sono trovato davanti a una telecamera ho iniziato a ridere», ha infatti raccontato Jacopo, che da bambino, mentre frequentava anche la scuola di musica sotto casa, aveva iniziato per caso a partecipare ad alcuni spot pubblicitari con gli amici di mamma: «Mi divertivo a fare i provini: a volte andavano bene, altre no, ma per me era un gioco».
A 6 anni è stata poi la volta del cortometraggio “Il soffitto”, per il quale è stato premiato come miglior interprete al festival del cinema di Messina, e delle sit-com, che «mi hanno insegnato molto». E gli hanno svelato che il «segreto per poter recitare è trovare dentro di sé quella chiave che fa scaturire le emozioni».
Arriva, però, un’età in cui il gioco si fa serio, perché «intorno agli 11 anni, quando non hai più la voce di prima e sei cambiato anche fisicamente, ti rendi conto che per fare il lavoro che sogni devi studiare». Jacopo ha così iniziato a frequentare vari corsi di recitazione, dizione e musical.
Se il suo inizio artistico è stato dunque all’insegna della recitazione, visto che ha «sempre sognato di fare l’attore», Sarno non ha mai mancato di coltivare la passione per la musica, che «è sempre stato un gioco: per me scrivere canzoni è un po’ come scrivere un diario, è una necessità, perché è il mio modo di esprimermi». In altre parole, è la vita di Jacopo, che lo scorso anno ha pubblicato il suo primo album, “1989”: «Non so se ne uscirà un secondo, ma sicuramente non smetterò di scrivere canzoni: piuttosto le faccio ascoltare alla nonna, alla quale piace sempre sentirmi cantare».
L’occasione per conciliare le sue due grandi passioni è arrivata a 15 anni con la partecipazione al musical “Datemi tre caravelle”, in cui interpretò il ruolo di Diego Colombo, figlio del grande esploratore. «Un’esperienza pazzesca»: così l’ha definita Jacopo, per il quale lo spettacolo diretto da Gianni Quaranta è stata «una nuova spinta nel momento in cui la mia prima band si era sciolta: non amo molto le frasi fatte, ma è il caso di dire che si è chiusa una porta e si è aperto un portone. Mi chiedevo: perché il mio sogno è finito? E poi il giorno dopo mi sono trovato sul palco con un regista da premio Oscar». Nel musical toccò inoltre a Jacopo cantare la canzone finale, scritta in origine per Claudio Baglioni: «Durante la prima al Teatro greco di Taormina avevo le gambe che mi tremavano e non capivo più niente».
Fu proprio lì che venne notato da due grandi manager della Emi, che gli proposero di realizzare un album, tentando con due diversi produttori, i quali non mandarono in porto il progetto. Nel frattempo, era svanito anche il sogno della partecipazione a un altro musical.
L'opportunità decisiva gli fu quindi offerta da Disney Channel, che lo chiamò per una puntata di “Fiore e Tinelli” e per la serie “Quelli dell’intervallo”. Da lì «hanno deciso di investire su di me»: ed è così arrivato il contratto con Disney Records per il disco. Nel frattempo, Jacopo ha partecipato ai provini per “High School Musical”: il giovane interprete è piaciuto a Saverio Marconi, fondatore e regista della Compagnia della Rancia, che ovviamente ha ottenuto subito il benestare della Disney.
E’ questa la dimostrazione che, «se credi nel tuo lavoro, la situazione si ribalta a tuo favore, anche se questo mestiere è una faticaccia». Lo sa bene Jacopo, che con High School Musical ha girato l’Italia per un totale di 261 repliche, con una media di 8 spettacoli a settimana. Nel frattempo, è riuscito a diplomarsi al liceo classico e a iniziare l’università, dove studia filosofia: del resto, «se qualcosa ti piace, il tempo lo trovi: e, quando non avevo più tempo, ho trovato il modo di studiare alcune materie senza dover sempre riprendere in mano i libri».
Nei mesi scorsi Jacopo ha inoltre vissuto «l’emozione pazzesca» di aprire i concerti dei Jonas Brothers in Italia: «Quando ho sentito l’urlo della gente che li aspettava, ho capito di aver raggiunto qualcosa di veramente importante». Un urlo che, «sentito sotto il palco, fa veramente paura, ma quando poi sali è più facile: fai il tuo lavoro come l’hai sempre fatto».
Quello di Jacopo, cui la notorietà non ha dato per niente alla testa, è dunque un curriculum caratterizzato da «tanta gavetta, che è la cosa più importante per costruire un percorso valido: è fondamentale mettercela tutta e studiare». Un percorso nel quale non sono mancate le frustrazioni, che danno comunque «la forza di raggiungere un obiettivo». Per questo non bisogna lasciarsi abbagliare dalle illusioni dei talent-show, dove «si sente sempre parlare di sogni: io preferisco la metafora del viaggio, perché quando sogni devi avere la coscienza di quello che fai. Quando incidi un disco non è detto che diventi ricco e famoso: la fama è qualcosa di totalmente passeggero». Soprattutto nel contesto attuale, in cui «spesso un artista dura un anno e poi è finito, perché se si scarica illegalmente la musica invece di comprarla, non c’è più il giro di denaro per fare i dischi: li fa chi ha già i soldi».
D’altra parte, «ogni mestiere comporta degli obiettivi per cui uno deve lottare: obiettivi che devi essere capace anche di cambiare o aggirare perché non è detto che tutto vada sempre bene». Per affrontare le difficoltà e «raggiungere la felicità» Jacopo trova un punto di riferimento sia nel suo credo cattolico sia nell’approfondimento della filosofia, in particolare di quella socratica e orientale: nel buddismo, per esempio, «la parola “ostacolo” letta al contrario significa opportunità: se insegui delle buone cause, avrai un buon raccolto». Insomma, bisogna essere capaci di vedere i problemi un po’ come «il rovescio di un ricamo: se guardi dall’altra parte, scopri un disegno davvero bello».
Da qui la conclusione: «Non sei importante quando sei famoso: la tua importanza si misura sull’importanza che ti danno le persone che ti amano».
La scuola è stata quindi felice di poter consegnare a Jacopo una donazione per un’associazione di volontariato che gli sta molto a cuore: Change onlus, organizzazione di medici che operano gratuitamente in Madagascar, ma anche nella Repubblica Dominicana e ad Haiti, a favore delle popolazioni bisognose. Chi vuole informarsi e contribuire a quest’opera umanitaria può consultare il sito internet www.change-onlus.org. Rispondiamo inoltre all’invito di Jacopo a far conoscere l’attività dell’associazione anche attraverso Facebook: basta collegarsi alla pagina
http://www.facebook.com/pages/CHANGE-Onlus/295607938975, selezionando le voci “Mi piace” e “Condividi”.
Fu proprio lì che venne notato da due grandi manager della Emi, che gli proposero di realizzare un album, tentando con due diversi produttori, i quali non mandarono in porto il progetto. Nel frattempo, era svanito anche il sogno della partecipazione a un altro musical.
L'opportunità decisiva gli fu quindi offerta da Disney Channel, che lo chiamò per una puntata di “Fiore e Tinelli” e per la serie “Quelli dell’intervallo”. Da lì «hanno deciso di investire su di me»: ed è così arrivato il contratto con Disney Records per il disco. Nel frattempo, Jacopo ha partecipato ai provini per “High School Musical”: il giovane interprete è piaciuto a Saverio Marconi, fondatore e regista della Compagnia della Rancia, che ovviamente ha ottenuto subito il benestare della Disney.
E’ questa la dimostrazione che, «se credi nel tuo lavoro, la situazione si ribalta a tuo favore, anche se questo mestiere è una faticaccia». Lo sa bene Jacopo, che con High School Musical ha girato l’Italia per un totale di 261 repliche, con una media di 8 spettacoli a settimana. Nel frattempo, è riuscito a diplomarsi al liceo classico e a iniziare l’università, dove studia filosofia: del resto, «se qualcosa ti piace, il tempo lo trovi: e, quando non avevo più tempo, ho trovato il modo di studiare alcune materie senza dover sempre riprendere in mano i libri».
Nei mesi scorsi Jacopo ha inoltre vissuto «l’emozione pazzesca» di aprire i concerti dei Jonas Brothers in Italia: «Quando ho sentito l’urlo della gente che li aspettava, ho capito di aver raggiunto qualcosa di veramente importante». Un urlo che, «sentito sotto il palco, fa veramente paura, ma quando poi sali è più facile: fai il tuo lavoro come l’hai sempre fatto».
Quello di Jacopo, cui la notorietà non ha dato per niente alla testa, è dunque un curriculum caratterizzato da «tanta gavetta, che è la cosa più importante per costruire un percorso valido: è fondamentale mettercela tutta e studiare». Un percorso nel quale non sono mancate le frustrazioni, che danno comunque «la forza di raggiungere un obiettivo». Per questo non bisogna lasciarsi abbagliare dalle illusioni dei talent-show, dove «si sente sempre parlare di sogni: io preferisco la metafora del viaggio, perché quando sogni devi avere la coscienza di quello che fai. Quando incidi un disco non è detto che diventi ricco e famoso: la fama è qualcosa di totalmente passeggero». Soprattutto nel contesto attuale, in cui «spesso un artista dura un anno e poi è finito, perché se si scarica illegalmente la musica invece di comprarla, non c’è più il giro di denaro per fare i dischi: li fa chi ha già i soldi».
D’altra parte, «ogni mestiere comporta degli obiettivi per cui uno deve lottare: obiettivi che devi essere capace anche di cambiare o aggirare perché non è detto che tutto vada sempre bene». Per affrontare le difficoltà e «raggiungere la felicità» Jacopo trova un punto di riferimento sia nel suo credo cattolico sia nell’approfondimento della filosofia, in particolare di quella socratica e orientale: nel buddismo, per esempio, «la parola “ostacolo” letta al contrario significa opportunità: se insegui delle buone cause, avrai un buon raccolto». Insomma, bisogna essere capaci di vedere i problemi un po’ come «il rovescio di un ricamo: se guardi dall’altra parte, scopri un disegno davvero bello».
Da qui la conclusione: «Non sei importante quando sei famoso: la tua importanza si misura sull’importanza che ti danno le persone che ti amano».
La scuola è stata quindi felice di poter consegnare a Jacopo una donazione per un’associazione di volontariato che gli sta molto a cuore: Change onlus, organizzazione di medici che operano gratuitamente in Madagascar, ma anche nella Repubblica Dominicana e ad Haiti, a favore delle popolazioni bisognose. Chi vuole informarsi e contribuire a quest’opera umanitaria può consultare il sito internet www.change-onlus.org. Rispondiamo inoltre all’invito di Jacopo a far conoscere l’attività dell’associazione anche attraverso Facebook: basta collegarsi alla pagina
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