«Il primo ingresso a San Siro è stato il momento più speciale della mia vita: una grande emozione che mi ha spinto a far bene fin da subito». Così Ivan Ramiro Cordoba ha rievocato il suo approdo in nerazzurro, dialogando con gli studenti del “Pantani”, che questa mattina hanno incontrato a tu per tu il difensore centrale dell’Inter.
Il calciatore colombiano ha ripercorso la sua storia, iniziata sui campetti di periferia, quando collezionava le figurine dei grandi del calcio, tra i quali Giuseppe Meazza: «Mai avrei immaginato di giocare un giorno nello stadio a lui intitolato». L’arrivo nella squadra milanese ha rappresentato per l’atleta la realizzazione di un grande sogno, al punto che «mi sentivo addosso una grande responsabilità, nei confronti non solo di me stesso, ma anche dei miei connazionali e di tutti coloro che mi avevano spinto fino a quel punto».
Con grande semplicità e umiltà, Cordoba ha risposto a tutte le domande dei ragazzi, curiosi anche di sapere quale sia l’emozione provata nel vincere il derby contro il Milan. Una sfida che, ha spiegato il difensore, «affronti non tanta voglia, entusiasmo e concentrazione: vuoi entrare in campo per mangiare l’erba, perché vincere il derby è sempre qualcosa di speciale».
Presentato dalla professoressa Sara Ciapparella, coordinatrice del liceo sportivo, l’atleta della formazione campione d'Italia non si è neppure sottratto alle provocazioni degli studenti sugli ingaggi milionari ai quali i calciatori sarebbero più legati che alla maglia. Un rimprovero che non si può certo rivolgere a Cordoba: i suoi 10 anni in nerazzurro sono certamente il segno di un affetto per la società, l’Inter, che «per me è stata e continua a essere un’esperienza davvero speciale: non so se in un’altra squadra sarebbe stato lo stesso». In questo senso gli è stato d’esempio il capitano, Javier Zanetti, tra i nerazzurri dal 1995, che «ha 36 anni e gioca ancora come un ragazzino». D’altra parte, ha continuato, «l’attaccamento alla maglia significa rispetto e fedeltà verso chi ti ha dato la possibilità di star bene da un punto di vista professionale e di godere anche di un certo benessere economico». Un benessere che, peraltro, Cordoba non riserva esclusivamente a sé stesso, come dimostra la fondazione «Colombia, te quiere ver», che lo vede impegnato nell’aiuto ai bambini suoi connazionali e di cui ha illustrato l’attività ai ragazzi.
Il calciatore colombiano ha ripercorso la sua storia, iniziata sui campetti di periferia, quando collezionava le figurine dei grandi del calcio, tra i quali Giuseppe Meazza: «Mai avrei immaginato di giocare un giorno nello stadio a lui intitolato». L’arrivo nella squadra milanese ha rappresentato per l’atleta la realizzazione di un grande sogno, al punto che «mi sentivo addosso una grande responsabilità, nei confronti non solo di me stesso, ma anche dei miei connazionali e di tutti coloro che mi avevano spinto fino a quel punto».
Con grande semplicità e umiltà, Cordoba ha risposto a tutte le domande dei ragazzi, curiosi anche di sapere quale sia l’emozione provata nel vincere il derby contro il Milan. Una sfida che, ha spiegato il difensore, «affronti non tanta voglia, entusiasmo e concentrazione: vuoi entrare in campo per mangiare l’erba, perché vincere il derby è sempre qualcosa di speciale».
Presentato dalla professoressa Sara Ciapparella, coordinatrice del liceo sportivo, l’atleta della formazione campione d'Italia non si è neppure sottratto alle provocazioni degli studenti sugli ingaggi milionari ai quali i calciatori sarebbero più legati che alla maglia. Un rimprovero che non si può certo rivolgere a Cordoba: i suoi 10 anni in nerazzurro sono certamente il segno di un affetto per la società, l’Inter, che «per me è stata e continua a essere un’esperienza davvero speciale: non so se in un’altra squadra sarebbe stato lo stesso». In questo senso gli è stato d’esempio il capitano, Javier Zanetti, tra i nerazzurri dal 1995, che «ha 36 anni e gioca ancora come un ragazzino». D’altra parte, ha continuato, «l’attaccamento alla maglia significa rispetto e fedeltà verso chi ti ha dato la possibilità di star bene da un punto di vista professionale e di godere anche di un certo benessere economico». Un benessere che, peraltro, Cordoba non riserva esclusivamente a sé stesso, come dimostra la fondazione «Colombia, te quiere ver», che lo vede impegnato nell’aiuto ai bambini suoi connazionali e di cui ha illustrato l’attività ai ragazzi.
Tra le questioni sollevate dagli studenti non poteva poi mancare Calciopoli, frutto di «un sistema debole che ha permesso ad alcune persone di gestire il calcio come volevano: ma per fortuna la giustizia arriva». Cordoba non ha usato mezzi termini neppure sugli insulti razzisti nei confronti del suo compagno di quadra Mario Balotelli: si tratta di «un fenomeno da punire in modo esemplare: bisognerebbe individuare i responsabili e impedire loro di entrare negli stadi per 4 o 5 anni».
Il giocatore più forte con cui si è confrontato? Ronaldo, il calciatore «più fantastico e spettacolare», che «ho incontrato sia come avversario sia come compagno», ma anche Shevchenko. La debacle del 5 maggio 2002? Ormai «è acqua passata». E la Champions? «Prima o poi arriverà: abbiamo tutte le possibilità per fare bene, perché se i calciatori sono in forma, ce la possiamo giocare», ha sospirato Cordoba in risposta alla domanda di un tifoso interista d’eccezione che ha dialogato con lui ieri davanti agli studenti: Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, che ha definito il difensore nerazzurro «una persona straordinaria nella sua semplicità, ricca di messaggi positivi per i giovani». L’esponente della giunta lombarda ha inoltre svelato una propria esperienza da calciatore “mancato”, narrata anche nel suo libro “La forza del cambiamento” (Edizioni Guerini e Associati, Milano, 2000). Da ragazzo, infatti, aveva effettuato un provino all’Inter come portiere, ma senza successo. Una delusione sperimentata anche da Cordoba: anche lui era stato scartato da una formazione del suo Paese, ma non si arrese e fu poi notato da un’altra squadra. Segno, ha aggiunto Cordoba, che «non dovete mai mollare, ma perseguire con tenacia i vostri obiettivi, senza arrendervi alle difficoltà».
E’ proprio questo, del resto, il messaggio che anche Cattaneo, dal 1995 nello staff del presidente della Lombardia Roberto Formigoni, ha voluto lanciare ai ragazzi, proprio a partire dall’esperienza di Cordoba: la storia del calciatore, infatti, dimostra che «a rendere la persona capace di realizzare i propri desideri non sono le condizioni che trova, ma quanto crede in sé stesso e nel sogno che vuole inseguire, senza evadere dalla realtà: auguro lo stesso anche a voi».
L’assessore ha quindi illustrato, anche in risposta alle domande dei ragazzi, alcuni importanti opere avviate dalla Regione, come la nuova autostrada Pedemontana, di cui è stato appena inaugurato il cantiere, e gli interventi in programma per l’Expo 2015.
Il giocatore più forte con cui si è confrontato? Ronaldo, il calciatore «più fantastico e spettacolare», che «ho incontrato sia come avversario sia come compagno», ma anche Shevchenko. La debacle del 5 maggio 2002? Ormai «è acqua passata». E la Champions? «Prima o poi arriverà: abbiamo tutte le possibilità per fare bene, perché se i calciatori sono in forma, ce la possiamo giocare», ha sospirato Cordoba in risposta alla domanda di un tifoso interista d’eccezione che ha dialogato con lui ieri davanti agli studenti: Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, che ha definito il difensore nerazzurro «una persona straordinaria nella sua semplicità, ricca di messaggi positivi per i giovani». L’esponente della giunta lombarda ha inoltre svelato una propria esperienza da calciatore “mancato”, narrata anche nel suo libro “La forza del cambiamento” (Edizioni Guerini e Associati, Milano, 2000). Da ragazzo, infatti, aveva effettuato un provino all’Inter come portiere, ma senza successo. Una delusione sperimentata anche da Cordoba: anche lui era stato scartato da una formazione del suo Paese, ma non si arrese e fu poi notato da un’altra squadra. Segno, ha aggiunto Cordoba, che «non dovete mai mollare, ma perseguire con tenacia i vostri obiettivi, senza arrendervi alle difficoltà».
E’ proprio questo, del resto, il messaggio che anche Cattaneo, dal 1995 nello staff del presidente della Lombardia Roberto Formigoni, ha voluto lanciare ai ragazzi, proprio a partire dall’esperienza di Cordoba: la storia del calciatore, infatti, dimostra che «a rendere la persona capace di realizzare i propri desideri non sono le condizioni che trova, ma quanto crede in sé stesso e nel sogno che vuole inseguire, senza evadere dalla realtà: auguro lo stesso anche a voi».
L’assessore ha quindi illustrato, anche in risposta alle domande dei ragazzi, alcuni importanti opere avviate dalla Regione, come la nuova autostrada Pedemontana, di cui è stato appena inaugurato il cantiere, e gli interventi in programma per l’Expo 2015.
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