BUSTO ARSIZIO (lu.gi.) «Quando avevo cinque anni, mia madre mi mandò in piscina perché avevo paura dell’acqua». Così ha confessato stamattina il campione di apnea Umberto Pelizzari, dialogando con gli studenti del liceo dello sport «Marco Pantani».
Riuniti al Palayamamay, i ragazzi della scuola bustocca di via Varzi sono rimasti a dir poco incantati dalle parole dell’atleta di Sacconago, recordman mondiale di immersioni in assetto costante (80 metri), variabile (131 metri) e assoluto (150 metri). Tutte imprese documentate attraverso le riprese video, che hanno permesso agli alunni di rimanere a bocca aperta anche di fronte a un altro record collezionato da Pelizzari: quello di essere stato il primo apneista a immergersi tra gli squali.
Oltre che sulle tecniche per allenare la capacità polmonare e sugli esercizi di respirazione per saper usare nel modo corretto l’aria inspirata, il campione sinaghino si è soffermato anche sull’importanza del «lavoro mentale nella performance in acqua. Il fatto di essere determinato ti dà la concentrazione necessaria e la convinzione di riuscire a scendere e poi anche a risalire», ha spiegato, rispondendo alla domanda della coordinatrice del liceo, Sara Ciapparella: «Ma non hai mai avuto paura di non tornare più su?». Paura messa al bando, ha chiarito il campione, anche dalla sicurezza di «avere a propria disposizione una squadra di sommozzatori pronti a intervenire». L’atleta, sollecitato dalle domande di insegnanti e studenti, non ha mancato di sottolineare le motivazioni che l’hanno spinto a lasciare il nuoto, praticato per 17 anni, per poi dedicarsi all’apnea: «Non volevo più sacrificarmi in continui allenamenti per ottenere risultati non molto alti». Ha così iniziato le immersioni, prima in piscina a Busto, dove ha conquistato il primato mondiale di apnea da fermo, e poi, dopo la laurea, all’isola d’Elba. La scelta di andare sott'acqua, ha continuato, non puntava al «voler battere gli avversari», ma alla «sensazione che mi dava: era qualcosa che mi piaceva davvero fare, anche se richiedeva sacrificio». Un’attività a cui non ha mai rinunciato nonostante infortuni come la rottura per due volte di un timpano.
Riuniti al Palayamamay, i ragazzi della scuola bustocca di via Varzi sono rimasti a dir poco incantati dalle parole dell’atleta di Sacconago, recordman mondiale di immersioni in assetto costante (80 metri), variabile (131 metri) e assoluto (150 metri). Tutte imprese documentate attraverso le riprese video, che hanno permesso agli alunni di rimanere a bocca aperta anche di fronte a un altro record collezionato da Pelizzari: quello di essere stato il primo apneista a immergersi tra gli squali.
Oltre che sulle tecniche per allenare la capacità polmonare e sugli esercizi di respirazione per saper usare nel modo corretto l’aria inspirata, il campione sinaghino si è soffermato anche sull’importanza del «lavoro mentale nella performance in acqua. Il fatto di essere determinato ti dà la concentrazione necessaria e la convinzione di riuscire a scendere e poi anche a risalire», ha spiegato, rispondendo alla domanda della coordinatrice del liceo, Sara Ciapparella: «Ma non hai mai avuto paura di non tornare più su?». Paura messa al bando, ha chiarito il campione, anche dalla sicurezza di «avere a propria disposizione una squadra di sommozzatori pronti a intervenire». L’atleta, sollecitato dalle domande di insegnanti e studenti, non ha mancato di sottolineare le motivazioni che l’hanno spinto a lasciare il nuoto, praticato per 17 anni, per poi dedicarsi all’apnea: «Non volevo più sacrificarmi in continui allenamenti per ottenere risultati non molto alti». Ha così iniziato le immersioni, prima in piscina a Busto, dove ha conquistato il primato mondiale di apnea da fermo, e poi, dopo la laurea, all’isola d’Elba. La scelta di andare sott'acqua, ha continuato, non puntava al «voler battere gli avversari», ma alla «sensazione che mi dava: era qualcosa che mi piaceva davvero fare, anche se richiedeva sacrificio». Un’attività a cui non ha mai rinunciato nonostante infortuni come la rottura per due volte di un timpano.
Tant’è vero che Pelizzari, dopo aver lasciato l'agonismo nel 2001 con il record in assetto variabile di 131 metri, continua ad allenarsi, «mantenendo i livelli di allora», ha precisato. L’atleta, la cui storia è raccontata nel film “Oceanmen” insieme a quella di Francisco Ferraras Pipin, ha inoltre creato una propria scuola di apnea, realizza documenti subacquei e viaggia per conoscere gli Oceani. Tiene infine stage e corsi, tra cui quello per sommozzatori dei vigili del fuoco, ed è docente alla Normale di Pisa, dove insegna al Master di secondo livello di Medicina subacquea e iperbarica.
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