«Il parlamento europeo non ha l’iniziativa legislativa: è una grossa lacuna, a mio giudizio». Questa l’opinione dell’eurodeputato Francesco Speroni, che ha incontrato questa mattina al Palayamamay gli studenti degli istituti superiori «Olga Fiorini» e del liceo dello Sport «Marco Pantani».
L’esponente della Lega Nord, presidente del consiglio comunale di Busto Arsizio, ha tenuto una lezione agli studenti che hanno visitato, lo scorso 2 febbraio, l’emiciclo di Strasburgo, dove il politico bustocco, membro del gruppo «Unione per l’Europa delle nazioni», siede ormai da 20 anni, fatta eccezione per una legislatura passata al Senato. E’ stato proprio Speroni a rendere possibile il viaggio compiuto nella città francese dagli alunni di quinta liceo e delle classi quarte e quinte dei corsi professionali per moda e grafica.
Sono gli stessi ragazzi ai quali ieri ha illustrato i tre pilastri su cui si regge l’edificio europeo: la Commissione, che rappresenta l’esecutivo dell’Ue, il Consiglio dei ministri dell’Unione europea e il Parlamento. Gli ultimi due condividono il potere legislativo, di solito attraverso una procedura di codecisione, mentre per alcune materie il ruolo del parlamento è soltanto consultivo. A questo riguardo, Speroni ha sottolineato come il trattato di Lisbona del 2007, non ancora in vigore, estenda a quasi tutte le materie la codecisione. A maggior ragione, ha quindi precisato l’eurodeputato, «non ha senso affermare, come si sente dire spesso, che l’Europa “impone”: l’Europa non impone niente, perché le decisioni sono frutto dell’accordo tra il parlamento eletto dai cittadini e il consiglio dei ministri che rappresenta i governi degli Stati».
Visto il forte limite dell’assemblea di Strasburgo, che non può proporre leggi, ha osservato Speroni, «potreste chiedermi che cosa ci faccio lì: la risposta è che qualcuno ci deve pur stare. Il movimento politico cui appartengo ha voluto finora che rimanessi in Europa, contando anche sulla mia esperienza, e io mi trovo bene in questo ruolo».
Il “prof” d’eccezione non si è quindi sottratto all’interrogativo sullo sperpero di risorse dettato dalla doppia sede di lavoro degli europarlamentari, la cui attività si svolge per la maggior parte a Bruxelles, dove si riuniscono le commissioni, mentre a Strasburgo si tengono soltanto le 12 sedute plenarie previste ogni anno. Si tratta di spese dovute non tanto ai deputati, come ha precisato Speroni, quanto ai «funzionari che si spostano», nonché ai «camion che trasportano materiale da una sede all’altra, con il conseguente inquinamento».
Il problema risale al trattato di Roma, che nel 1957 creò il mercato comune europeo, fissando la tripla sede delle istituzioni comunitarie a Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo. Finora la proposta di abolire quest’ultima ha sempre incontrato il deciso “no” della Francia. Speroni, dal canto suo, sarebbe più propenso a eliminare la sede di Bruxelles per puntare invece sul capoluogo alsaziano, che proprio per la sua storia di territorio conteso tra Francia e Germania è stato scelto come luogo di riunione dell’europarlamento.
L’esponente della Lega Nord, presidente del consiglio comunale di Busto Arsizio, ha tenuto una lezione agli studenti che hanno visitato, lo scorso 2 febbraio, l’emiciclo di Strasburgo, dove il politico bustocco, membro del gruppo «Unione per l’Europa delle nazioni», siede ormai da 20 anni, fatta eccezione per una legislatura passata al Senato. E’ stato proprio Speroni a rendere possibile il viaggio compiuto nella città francese dagli alunni di quinta liceo e delle classi quarte e quinte dei corsi professionali per moda e grafica.
Sono gli stessi ragazzi ai quali ieri ha illustrato i tre pilastri su cui si regge l’edificio europeo: la Commissione, che rappresenta l’esecutivo dell’Ue, il Consiglio dei ministri dell’Unione europea e il Parlamento. Gli ultimi due condividono il potere legislativo, di solito attraverso una procedura di codecisione, mentre per alcune materie il ruolo del parlamento è soltanto consultivo. A questo riguardo, Speroni ha sottolineato come il trattato di Lisbona del 2007, non ancora in vigore, estenda a quasi tutte le materie la codecisione. A maggior ragione, ha quindi precisato l’eurodeputato, «non ha senso affermare, come si sente dire spesso, che l’Europa “impone”: l’Europa non impone niente, perché le decisioni sono frutto dell’accordo tra il parlamento eletto dai cittadini e il consiglio dei ministri che rappresenta i governi degli Stati».
Visto il forte limite dell’assemblea di Strasburgo, che non può proporre leggi, ha osservato Speroni, «potreste chiedermi che cosa ci faccio lì: la risposta è che qualcuno ci deve pur stare. Il movimento politico cui appartengo ha voluto finora che rimanessi in Europa, contando anche sulla mia esperienza, e io mi trovo bene in questo ruolo».
Il “prof” d’eccezione non si è quindi sottratto all’interrogativo sullo sperpero di risorse dettato dalla doppia sede di lavoro degli europarlamentari, la cui attività si svolge per la maggior parte a Bruxelles, dove si riuniscono le commissioni, mentre a Strasburgo si tengono soltanto le 12 sedute plenarie previste ogni anno. Si tratta di spese dovute non tanto ai deputati, come ha precisato Speroni, quanto ai «funzionari che si spostano», nonché ai «camion che trasportano materiale da una sede all’altra, con il conseguente inquinamento».
Il problema risale al trattato di Roma, che nel 1957 creò il mercato comune europeo, fissando la tripla sede delle istituzioni comunitarie a Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo. Finora la proposta di abolire quest’ultima ha sempre incontrato il deciso “no” della Francia. Speroni, dal canto suo, sarebbe più propenso a eliminare la sede di Bruxelles per puntare invece sul capoluogo alsaziano, che proprio per la sua storia di territorio conteso tra Francia e Germania è stato scelto come luogo di riunione dell’europarlamento.
Nessun commento:
Posta un commento