Si tratta, insomma, di una storia che alterna «pezzi di vita normalissima a imprese subacque», ha commentato Emilio Bottini, uno dei responsabili del Baff. La serie permette inoltre di ammirare i «fondali molto belli» del Mar Rosso, come ha osservato Genoni, sottolineando il contrasto con «la sporcizia esterna: a maggio partiremo per pulire e mantenere in ordine questo posto così bello, rovinato purtroppo dalla maleducazione delle persone».
Genoni non ha mancato di raccontare ai ragazzi il percorso che l’ha portato a esplorare gli abissi, dopo aver praticato nuoto agonistico fino ai 20 anni, quando ha iniziato a immergersi in piscina per «una sfida con gli amici, per vedere chi riuscisse a stare sott’acqua di più». E’ così che ha deciso di dedicarsi all’apnea, segnando nel 1996 il suo primo record mondiale in assetto variabile, scendendo fino a 106 metri con un peso di 130 chili per poi risalire con le pinne e a forza di braccia. Un primato segnato proprio a Siracusa, la stessa città di un altro grande apneista italiano, Enzo Maiorca. L’atleta si è poi soffermato sulle caratteristiche fisiche che favoriscono l’apnea, come una buona capacità polmonare e una bassa frequenza cardiaca: nel caso di Genoni, 40 battiti al minuto a riposo. Doti che permettono al bustocco di riuscire a rimanere sott’acqua senza respirare per ben 18 minuti, tempo con il quale ha realizzato il suo record di apnea statica in ossigeno.Quanto ai tanti mesi di allenamento per riuscire a mettere a segno un primato, «la preparazione è molto lunga, ma è indispensabile per riuscire a fare tutto in sicurezza», ha puntualizzato lo sportivo, che è accompagnato nelle sue discese in mare da una squadra di sommozzatori e che ha deciso di lasciare l’immersione «no limits» dopo un incidente che l’ha visto svenire sul fondale: si tratta, fra l’altro, di una specialità nella quale «anche altri atleti si sono infortunati».
Genoni ha provato perfino a immergersi a Cervinia a 60 metri sotto il ghiaccio a un’altezza di oltre 3mila nonché in un lago sull’Everest, a più di 5mila metri d’altezza, dove non è riuscito a resistere in apnea oltre i 2 minuti «per l’acqua fredda e la carenza di ossigeno». Segno che è «impossibile fare sport sopra i 5mila metri, dove bisogna soltanto cercare di sopravvivere».