E’ una fiction nella quale interpreta sé stesso quella che Gianluca Genoni, recordman mondiale di apnea subacquea in assetto costante e variabile nonché di apnea statica, ha presentato questa mattina agli studenti del “Pantani”. Quella proiettata per gli alunni delle prime tre classi del liceo sportivo e degli istituti superiori “Olga Fiorni” è un’anteprima di 40 minuti, in cui sono raccolti spezzoni delle otto puntate prodotte dalla tv argentina, che ha scelto come protagonista il campione bustocco.Non è un caso se l’incontro con l’atleta è stato inserito nel programma del Busto Arsizio Film Festival (Baff): nessuna occasione sarebbe stata più adatta a “promuovere” la serie per il piccolo schermo, che vede Genoni intraprendere un viaggio per tornare nel Mar Rosso allo scopo di posizionare una targa nel punto in cui ha stabilito, nel 2006, il suo ultimo record mondiale in assetto variabile, raggiungendo i 141 metri di profondità. Il set è quindi ambientato in tre diverse località: la sua Busto Arsizio, la Liguria, regione in cui l’atleta si allena e ha realizzato la maggior parte dei suoi primati, e infine l’Egitto, dov’è rimasto 7 giorni per riuscire a collocare sul fondale la lastra che ricorda il suo record e che rimarrà come «punto di riferimento per i subacquei che lì si immergono», ha spiegato il campione. A rendere più coinvolgente la trama della fiction contribuisce anche la discussione con la compagna Paola, che ha programmato altri impegni con il fidanzato e che non vuole quindi lasciarlo partire.
Si tratta, insomma, di una storia che alterna «pezzi di vita normalissima a imprese subacque», ha commentato Emilio Bottini, uno dei responsabili del Baff. La serie permette inoltre di ammirare i «fondali molto belli» del Mar Rosso, come ha osservato Genoni, sottolineando il contrasto con «la sporcizia esterna: a maggio partiremo per pulire e mantenere in ordine questo posto così bello, rovinato purtroppo dalla maleducazione delle persone».
Si tratta, insomma, di una storia che alterna «pezzi di vita normalissima a imprese subacque», ha commentato Emilio Bottini, uno dei responsabili del Baff. La serie permette inoltre di ammirare i «fondali molto belli» del Mar Rosso, come ha osservato Genoni, sottolineando il contrasto con «la sporcizia esterna: a maggio partiremo per pulire e mantenere in ordine questo posto così bello, rovinato purtroppo dalla maleducazione delle persone».
Genoni non ha mancato di raccontare ai ragazzi il percorso che l’ha portato a esplorare gli abissi, dopo aver praticato nuoto agonistico fino ai 20 anni, quando ha iniziato a immergersi in piscina per «una sfida con gli amici, per vedere chi riuscisse a stare sott’acqua di più». E’ così che ha deciso di dedicarsi all’apnea, segnando nel 1996 il suo primo record mondiale in assetto variabile, scendendo fino a 106 metri con un peso di 130 chili per poi risalire con le pinne e a forza di braccia. Un primato segnato proprio a Siracusa, la stessa città di un altro grande apneista italiano, Enzo Maiorca. L’atleta si è poi soffermato sulle caratteristiche fisiche che favoriscono l’apnea, come una buona capacità polmonare e una bassa frequenza cardiaca: nel caso di Genoni, 40 battiti al minuto a riposo. Doti che permettono al bustocco di riuscire a rimanere sott’acqua senza respirare per ben 18 minuti, tempo con il quale ha realizzato il suo record di apnea statica in ossigeno.Quanto ai tanti mesi di allenamento per riuscire a mettere a segno un primato, «la preparazione è molto lunga, ma è indispensabile per riuscire a fare tutto in sicurezza», ha puntualizzato lo sportivo, che è accompagnato nelle sue discese in mare da una squadra di sommozzatori e che ha deciso di lasciare l’immersione «no limits» dopo un incidente che l’ha visto svenire sul fondale: si tratta, fra l’altro, di una specialità nella quale «anche altri atleti si sono infortunati».
Genoni ha provato perfino a immergersi a Cervinia a 60 metri sotto il ghiaccio a un’altezza di oltre 3mila nonché in un lago sull’Everest, a più di 5mila metri d’altezza, dove non è riuscito a resistere in apnea oltre i 2 minuti «per l’acqua fredda e la carenza di ossigeno». Segno che è «impossibile fare sport sopra i 5mila metri, dove bisogna soltanto cercare di sopravvivere».
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